domenica 2 dicembre 2007

Disturbi del comportamento alimentare: Anoressia e Bulimia

di Luciana Baroni

I disturbi del comportamento alimentare sono un problema serio che, se non viene individuato e trattato in ambiente specialistico, può mettere a repentaglio la salute e la vita stessa di chi ne è affetto.

Le condizioni di chi ne è vittima sono terribili oltre che sul piano fisico anche sul piano psicologico, in quanto queste persone non solo perdono il piacere del cibo ma anzi, sono in completa balia di un rapporto aberrante con il cibo stesso, che diviene il loro incubo, il loro aguzzino: è un nemico da evitare, come nell’anoressia, oppure viene ingerito in modo coatto, come nella bulimia. Anche il rapporto con altre persone, soprattutto familiari preoccupati per la situazione, diventa conflittuale, e i contatti sociali si riducono.

Questo tipo di comportamento non è altro che la manifestazione di una grave sofferenza profonda, psichica o emotiva, che è quasi sempre condizionato da cause sociali (magrezza estrema come status symbol di bellezza) e psicologiche (depressione o fobie legate all’alimentazione, carenze affettive). Il corpo diventa lo strumento finale attraverso il quale questo disagio trova sfogo.

Anoressia nervosa

In questa malattia, che significa “perdita dell’appetito da cause nervose”, la persona affetta (spesso ragazza adolescente) tende a un ideale di magrezza irraggiungibile, e per far questo riduce drasticamente l’assunzione di cibo.

Questo tipo di disturbo può comparire infatti più facilmente in ragazze o giovani donne che siano convinte (non necessariamente a ragione) di avere problemi di peso in eccesso: la persona anoressica quindi non si sente mai magra abbastanza, e pur continuando a dimagrire afferma di essere troppo grassa, non riuscendo a riconoscersi nel proprio corpo.

Così, la paura ossessiva di ingrassare o il desiderio ossessivo di perdere peso si trasformano in un rigido controllo esercitato sull’alimentazione, che sopprime lo stimolo dell’appetito, in realtà sempre presente: il cibo viene assunto in maniera saltuaria, preferibilmente in solitudine, dando la preferenza ad alimenti a basso contenuto calorico. Quando queste persone sono costrette a mangiare in compagnia di altre persone, poi alla fine del pasto scappano in bagno cercando di vomitare tutto quello che hanno mangiato.

L'anoressia si esprime attraverso un controllo ossessivo delle calorie e del peso: pian piano la quantità di cibo assunta viene ridotta al limite della sopravvivenza, e l’organismo va incontro a denutrizione, diventando pelle e ossa. In certi casi la situazione è così grave che può portare alla morte.

Le conseguenze fisiche dell’anoressia sono infatti quelli della denutrizione, e includono magrezza estrema, stitichezza, unghie e capelli fragili, perdita e corrosione dei denti, pelle secca, difficoltà a mantenere un’adeguata temperatura corporea, alterazioni cardiovascolari e insufficienza renale. I flussi mestruali cessano e si sviluppa una precoce osteoporosi.

I segni psichici includono un terrore immotivato di ingrassare, una distorta percezione del peso corporeo e dell’aspetto del proprio corpo, vissuto come inadeguato-deforme (dismorfofobia). Viene compromessa anche la capacità di ragionamento e critica, con negazione del problema, e compaiono disturbi del sonno, modificazioni della personalità, depressione o sbalzi d’umore, ansia, irritabilità, introversione.

I segni comportamentali includono estrema restrizione della quantità e della varietà di cibo, autoprovocazione di vomito od assunzione di lassativi e diuretici, attività fisica intensa, il tutto al fine di eliminare le calorie/il cibo dal proprio corpo. Nonostante le precarie condizioni fisiche spesso è presente iperattività, il profitto scolastico è brillante, la persona non è mai stanca. Possono anche essere presenti comportamenti autolesionistici, con ferite in zone del corpo solitamente nascoste.


Bulimia nervosa

In questa malattia, che letteralmente significa “fame da bue”, la persona (solitamente donna), è costretta, al di là della propria volontà e indipendentemente dalla sensazione di fame, a ingerire freneticamente e in maniera coatta enormi quantità di cibo, nei confronti del quale si sviluppa una vera e propria dipendenza, molto simile a quella verso vari tipi di droghe (alcol, caffè, stupefacenti).

La persona bulimica tende a compensare il proprio disagio interiore mangiando in maniera indiscriminata, ma questo atto non viene vissuto come un piacere, come nell’obesità, bensì come una sconfitta. Questo comportamento, nei confronti del quale il soggetto mantiene senso critico, compromette pesantemente l’autostima e genera sensi di colpa devastanti che immediatamente impongono il ricorso a pratiche “correttive”: autoprovocazione del vomito, assunzione di lassativi e diuretici, pratica di un pesante allenamento fisico.

La differenza con l’anoressia è che in questo caso la persona vuole in qualche modo “riparare”, “correggere” le conseguenze di un comportamento che correttamente ritiene aberrante, del quale è responsabile in prima persona e che non ha saputo controllare: l’assunzione di cibo in eccesso, utilizzato solo come sostegno emotivo.

Alcuni segni fisici della bulimia includono frequenti oscillazioni del peso corporeo, mal di gola, erosione dello smalto dei denti e abrasioni sulle mani, pelle secca e disidratata, flussi mestruali irregolari, sonnolenza e stanchezza.

I segni psichici includono pulsioni incontrollabili ad assumere grandi quantità di cibo, oscillazioni dell’umore, ansia, depressione, ridotta autostima, sensi di vergogna e di colpa.

I segni comportamentali includono frenesia e vomito (frequenti ritiri al bagno per vomitare) periodi di digiuno, eccesso di attività fisica, tendenza ad appartarsi e rifiuto a socializzare, piccoli furti di cibo nei negozi, sottrazione di alimenti in casa.

Anche se la bulimia non è chiaramente visibile come l'anoressia, perché queste persone non presentano modificazioni del peso corporeo sospette e quando sono in compagnia mangiano normalmente, è una malattia con conseguenze altrettanto devastanti sulla vita e la salute di chi ne soffre.

Cosa fare?

Se una persona della tua famiglia, probabilmente tua figlia o tua moglie, manifesta uno o più d’uno di questi segni, non significa necessariamente che sia ammalata. Nella vita può succedere di attraversare momenti di inappetenza o di intenso desiderio di cibo; soprattutto durante l’adolescenza, tali fluttuazioni sono il più delle volte fisiologiche. Inoltre gli adolescenti hanno frequenti oscillazioni dell’umore, e possono cercare di modificare il loro aspetto anche mettendosi a dieta.

Tieni presente che una dieta vegetariana non è correlata in alcun modo a questo tipo di disturbi, ma è possibile che chi sta sviluppando un disturbo del comportamento alimentare lo “mimetizzi” spacciandosi per vegetariano: in questo caso, dovrà metterti in sospetto la scarsità del cibo che si mette nel piatto e la monotonia delle scelte.

In ogni caso, se sospetti che tua figlia o tua moglie si stiano discostando da quello che può essere definito come un “comportamento normale”, non esitare a chiedere aiuto e parlane subito con il tuo medico di famiglia. Ricordati che devi cercare di mantenere a tutti i costi il contatto con lei, e per far questo la regola principale è quella di non lasciare trapelare la tua preoccupazione nei suoi confronti, evitando quindi di insistere sul cibo e sul suo aspetto fisico, e lasciando che esprima liberamente le proprie emozioni.

Le probabilità di guarire completamente sono molto alte, specialmente se la malattia viene diagnosticata in tempo. Per il trattamento, che spesso è combinato, cioè indirizzato a risolvere i problemi nutrizionali e quelli psicologici, bisogna rivolgersi a Specialisti del settore di riconosciuta esperienza, altrimenti si corre il rischio di perdere tempo prezioso e di compromettere la soluzione del problema.

In Italia esiste una rete di Centri ospedalieri convenzionati con il SSN che offrono programmi per la terapia dei Disturbi Alimentari
http://www.salus.it/alim/anoressia15.html
http://www.vitadidonna.it/sanitapubblica_000056.html


Riassunto dei criteri per la diagnosi di anoressia nervosa (Secondo il DSM IV, il manuale Diagnostico e Statistico per la classificazione dei disturbi mentali)
1. Rifiuto di mantenere un peso normale generalmente al di sotto dell'85% rispetto a quello previsto in rapporto all'altezza e all'età (che viene mantenuto al di sotto di quello normale in modo volontario e con notevoli sforzi da parte del soggetto).
2. Intensa paura di aumentare il peso e di perdere il controllo, anche se si è al di sotto dei valori normali, a tal punto che anche un aumento di pochi etti può provocare profondo disagio e angoscia.
3. Nessuna preoccupazione per il sottopeso. La forma del corpo, la distribuzione del grasso diventano la fonte primaria di inquietudine, sino al punto che tutta l'esistenza e il comportamento del soggetto ne vengono pesantemente influenzati. Per cui l'umore, l'autostima dipendono direttamente dal peso.
4. Assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi (amenorrea) dovuti fisiologicamente al sottopeso, che comporta l'inabilità fisiologica a procreare.

1 commento:

Unknown ha detto...

Buongiorno Luciana,
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Silvia
Responsabile Comunicazione
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